27 febbraio 2025
Cosa significa "Molto più che sorrisi" , con il Dottor Ragù

Nella stanza numero 4, trovo un papà seduto con in braccio un bimbo bello e solare, un piccolo principe dai capelli biondi e dagli occhi color smeraldo. La mamma è seduta sul piccolo letto. In neurologia è comune incontrare bambini che sembrano persi nell’aria, che si muovono lentamente e appaiono assenti. Ma sappiamo bene che non è così.
Questa famiglia arriva dalla Sicilia: i genitori sono sereni e sorridenti, e io, come sempre, mi abbasso per giocare con lui. Piccoli gesti con la mano, carillon e pupazzi volanti percorrono il suo corpo e il suo sguardo, che sembra fisso sul soffitto. Così, Apollo e Ragù cantano e giocano per lui.
Improvvisamente, però, la mamma inizia a piangere. Non è un pianto disperato e, per assurdo, nemmeno triste; è come se il riso e il pianto si mescolassero in un unico, profondo momento. Apollo la accarezza, e io la guardo un po’ stupito, come a voler dire: “Non capisco il perché”. Poi, come se avesse percepito i miei pensieri silenziosi, ci dice: “Scusate, è che nessuno ha mai giocato con lui.”
Queste parole mi colpiscono e, allo stesso tempo, mi immobilizzano. Due domande mi sussurrano nel cuore: la prima è ovviamente: Perché? Come è possibile? La seconda, più profonda, riguarda il mio essere “dottor sogni”.
Mi fermo, respiro. Poi, le mie mani, quasi per istinto, cercano due piccole pompette con un fischietto all’interno. Le poggio delicatamente sotto i talloni del piccolo principe, e iniziamo a suonare, intonando una canzone: “Rosamuntaaa, tu sei la vita per meee.” Chiedo alla mamma di fare il ritmo con il piede di suo figlio, mentre io faccio suonare l’altro piede. E tutti i presenti, persi nello stesso sguardo del piccolo ospite dell’Ospedale Bambino Gesù, giocano, dimenticando ogni domanda, sentendosi parte integrante di quel momento semplice e prezioso.
E poi, via, in altre stanze, in altri incontri, con altre intelligenze uniche e straordinarie.