
Sant’Agostino diceva: “La morte non è niente. Sono solamente passato dall’altra parte: è come se fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora”.
La vita e la morte sono divise da un filo d’argento, sottile, fatto di energia e amore.
Lunedì, la dottoressa Bonsai e la dottoressa Peppa hanno camminato insieme in questo spazio, mano nella mano, sostenendosi a vicenda.
Quando in ospedale entriamo in questo “confine tra la vita e la morte”, può sembrare contraddittorio, ma c’è tanta bellezza: occhi lucidi che si incontrano, abbracci stretti, lacrime calde e amore tra gli esseri umani. Una sorta di cuscino caldo dove chi ha bisogno può riposare per qualche secondo, per poi abbandonarsi nel dolore del saluto.
Nella prima stanza c’era un bambino di 4 anni; lo conosciamo, abbiamo giocato molto nelle ultime settimane. Ma ora è sdraiato con gli occhi semi-chiusi, è sedato per non sentire, ma il dolore lo porta la sua mamma che, appena ci vede, si lascia andare in un lungo abbraccio.
Le parole non servono, solo calore umano e pace. Poi torna il dolore, le domande, lo sconforto, lo smarrimento e una profonda tristezza.
Come può una mamma sopportare la separazione dal suo bambino per una malattia improvvisa che se lo porta via? La risposta che cerco di darmi è che sa che nulla finisce; come nelle parole di Sant’Agostino, è solo un passaggio, l’evoluzione dell’amore. Nulla finisce, ma continua; mai e poi mai una mamma si scorderà o smetterà di portare il suo bambino nel cuore.
Dal grembo al cuore.
Giornata di saluti. Con la mia collega basta uno sguardo complice per sentire insieme l’aria del reparto e per capire come stare sospese su questo filo d’argento, come due trapeziste nel circo.
Poi incontriamo lei, 19 anni, bellissima, occhi vispi, sicura di sé, vissuta, cresciuta in fretta; questo fa la malattia: quando sai di non avere tempo e devi ancora fare molte cose, bruci le tappe per non perdere un attimo di vita preziosa. Claudia canta, parla le lingue e sogna di viaggiare. La visita diventa molto divertente perché Claudia si è invaghita di un giovane fisioterapista. Claudia ha un osteosarcoma di Ewing, uno dei tumori più frequenti negli adolescenti. La sua vitalità e simpatia sono contagiose. Vederla così bella e piena di vita, sapendo che le cure non rispondono, è straziante e ingiusto.
Finisco il turno in ospedale e cammino verso la metro, con i piedi a terra e lo sguardo verso il cielo sento il vento fresco di fine giornata, sono stanca e ho bisogno di una doccia calda e di dormire per sognare ancora.
Dottoressa Bonsai