27 marzo 2025

"Molto più che sorrisi" con la Dottoressa Balera

L’Ospedale di San Donato è un ospedale del cuore, davvero. È un ospedale dove si impara: si impara dai medici che visitano chiedendo il nostro aiuto e non finiscono mai di ringraziarci, anche se il bambino ha comunque pianto; dalle visite fatte in corridoio rincorrendo i piccoli che sono sul triciclo oppure sdraiati in una culla di mamme, appoggiati tra le curve di pance e il calore di seni che suonano il ritmo del cuore.

È un ospedale che risponde alla domanda che in Fondazione Theodora ci hanno insegnato a porci: “Lo fai per te o per il bambino?”.

Il personale di San Donato lavora per il bambino. Tutti. E noi, che lo facciamo sempre, sguazziamo tra onde note. Non ci sono pazienti, ma piccoli umani e le loro famiglie.

Non sempre, però, le cose vanno come si vorrebbe.

Una mattina arriviamo, la Dottoressa Lulù ed io, e l’entrata è densa ed impossibile: sta uscendo una culla con un bebè che non ce l’ha fatta, seguita da due “cose con faccia”, che sono i genitori, reificati dal dolore. A San Donato ci sono tante culture, ed è vero che per alcune il dolore della morte è più sopportabile, più parte del ciclo della vita. Il dolore si integra col rito, con la famiglia, con chi si ama, ma non nell’esatto momento della perdita: lì, la morte sgomenta chiunque, soprattutto se è un figlio, se è un piccolino, se lo abbiamo voluto, immaginato, sperato, straziantemente amato e curato, cullato tra i tubi, tra le ferite, tra i monitor.

Quel giorno siamo state a turno rinchiuse in stanze piccole con medici, infermieri e infermiere, per uno sguardo, un abbraccio, uno sfogo, una parola intima, per poi ritornare ai ritmi del quotidiano prepotente. Quel giorno in reparto si soffocava.

Ecco, quel giorno, siamo stati aria.

Dottoressa Balera

Cosa significa "Molto più che sorrisi" , con il Dottor Ragù

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