28 maggio 2017

Accogliere e gestire le emozioni dei bambini ospedalizzati

Essere ricoverato in ospedale è per un bambino, di qualsiasi età, una grandissima fonte di stress. Per quante attenzioni la famiglia gli possa riservare in un momento così difficile, in lui prevalgono sentimenti e manifestazioni di insicurezza, paura, ostilità, rabbia. Spesso i genitori si trovano disarmati e impotenti di fronte a reazioni sconosciute e imprevedibili, quasi non si trovassero più di fronte al proprio bambino.
Ne parliamo con lo psicologo Pierrot Amicone, supervisore psicologico del gruppo dei Dottor Sogni di Milano, che ci spiega come accogliere e gestire le emozioni dei bambini ospedalizzati.
 
Ma cosa sono le emozioni?
Le emozioni costituiscono una risorsa cruciale per comunicare e promuovere relazioni; sono un processo dinamico con il quale l’individuo si adatta e risponde alle situazioni in cui si viene a trovare. Le emozioni hanno la particolarità di essere una forma di comunicazione, sia verso gli altri sia verso se stessi.
Le utilizziamo per molteplici scopi: iniziare a fronteggiare la situazione; segnalare il proprio stato (e le proprie intenzioni) agli altri; preparare il corpo e la mente all’azione; portare al centro dell’attenzione l’evento da fronteggiare.
 
Quindi in una situazione di difficoltà le emozioni prendono il sopravvento?
In alcuni momenti di particolare tensione e “fragilità” le emozioni possono prendere il sopravvento. Ed è lì, che il Dottor Sogni può essere d’aiuto. Il ricovero in ospedale può sottoporre il bambino di qualunque età allo sviluppo ed espressione di sentimenti di insicurezza o di ostilità e a uno stato di “deprivazione”. Di fronte al possibile sconvolgimento delle sue abitudini il bambino si trova talvolta disorientato, perde la sua sicurezza e risponde all’ansia che lo avvolge in maniera soggettiva. I sentimenti vissuti dai bambini ospedalizzati possono essere molteplici: l’ansia, la paura, l’angoscia, il dolore, la rabbia, ecc.. Talvolta, questi bambini attraversano dei veri e propri stati depressivi (comportamento reattivo).
 
Quanto incide il comportamento dei genitori nelle emozioni dei bambini?
I bambini in queste condizioni percepiscono anche i sentimenti di frustrazione, rabbia, di impotenza e di dolore vissuti dalle loro figure genitoriali e familiari. Quindi è importante anche come il genitore si relaziona in questi contesto.
 
E nei confronti dei medici, come si può comportare il bambino?
Il bambino sofferente può provare anche dei sentimenti “negativi” verso il personale sanitario; sentimenti quest’ultimi caratterizzati da diffidenza e da sospetto, in quanto sono proprio le figure sanitarie ad essere talvolta percepite come pericolose e minacciose.
 
In queste condizioni cosa può fare il Dottor Sogni?
Cercare di accogliere e accettare empaticamente l’esperienza emozionale del bambino come una delle sue modalità comunicative. In questo modo gli si comunica che quelle emozioni possono essere accettate e accolte anche, e soprattutto, nella non facile esperienza del ricovero in ospedale. È un po’ come favorire e riconoscere, come comprensibilissimo fatto umano del bambino, il proprio stato di disagio, la propria sofferenza, la propria difficoltà (e “battaglia”) esistenziale nel “qui e ora”.
Un atteggiamento di questo genere non è così scontato da attivare.
Tale efficace modalità gestionale delle emozioni richiede profonde competenze comunicativo-relazionali di ascolto attivo ed empatico di ciò che il bambino sta vivendo, competenze umane e professionali nel cogliere il senso e il significato dei messaggi del bambino; senso e significati che, se efficacemente compresi, possono favorire i Dottor Sogni nella promozione di adeguate strategie per incanalare, far sfogare, condividere e valorizzare quelle particolari, complesse, spontanee, fondamentali e autentiche risorse che chiamiamo emozioni.
 

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